Accompagnare in cure palliative
Durante una giornata la nostra équipe ci trovavamo a casa di una paziente che avevamo accompagnato con attenzione per mesi. Accanto al paziente, in camera da letto, la moglie e la figlia intente a prendersi cura di lui. Il paziente era in uno stato di torpore, non rispondeva né alle parole né al tocco.
Le due donne stavano controllando che la flebo con i farmaci continuasse a scorrere regolarmente, cercando di alleviare le sue sofferenze senza influire sulla malattia stessa. A un certo punto, la moglie ha detto: “E ora? Dobbiamo solo aspettare?”. Il nostro ruolo in quel momento è stato rassicurare che non stavano semplicemente aspettando, ma stavano accompagnando il suo percorso.
L’atto di aspettare può portare con sé un’ansia palpabile, sia che ciò che aspettiamo sia una notizia positiva o negativa. La vita è costellata da attese, che sia in fila al supermercato, attendendo il proprio turno dal parrucchiere o in altre situazioni quotidiane. Ma l’accompagnamento è diverso. Significa condividere un tratto di strada insieme, sussurrare parole di conforto, condividere storie del passato, e rimanere in silenzio, dando spazio alle emozioni, ai pensieri, ai sentimenti, senza la necessità di fare nulla di più.
La moglie è rimasta in silenzio un attimo, poi si è alzata, ci ha abbracciate e ci ha detto: “Avete ragione, così è meglio”.
Daniela, infermiera SAMCO
Accompagnare in cure palliative è un atto di compassione che si estende ben oltre la semplice assistenza medica. È un atto di presenza umana, un modo di essere lì per le persone quando ne hanno più bisogno, quando la malattia ha preso il sopravvento e il futuro è incerto. Significa offrire anche un supporto emotivo e spirituale, tutto mentre si lavora instancabilmente per alleviare il dolore fisico e psicologico.
Nelle cure palliative, l’équipe, composta da medici, infermieri, psicologi e volontari, lavora insieme per fornire un supporto completo. Ma l’aspetto più profondo di questo lavoro riguarda l’umanità che si trova dietro ogni cura. Significa comprendere le sfide che ogni individuo affronta e rispondere con gentilezza, rispetto e empatia.
La malattia inguaribile porta con sé una gamma di emozioni complesse, sia per il paziente che per i loro cari. Può generare paura, rabbia, tristezza e una profonda riflessione sulla vita e sulla morte stessa. Accompagnare in cure palliative significa essere consapevoli di queste emozioni e offrire un sostegno adeguato. Significa anche rispettare le decisioni del paziente, anche quando si tratta di scelte difficili.
Un aspetto cruciale dell’accompagnamento in cure palliative è la gestione del dolore. Qui, il focus si sposta verso il sollievo dal dolore fisico, un obiettivo che spesso richiede una combinazione di farmaci e terapie specializzate. Ma, in parallelo, si deve affrontare il dolore emotivo, che può essere altrettanto debilitante. Gli operatori sanitari in cure palliative lavorano in modo diligente per stabilire una connessione con i pazienti, creando uno spazio in cui possono condividere i loro pensieri, le loro paure e i loro desideri. Questo dialogo aperto aiuta a mitigare il senso di isolamento che spesso accompagna le malattie gravi.
L’aspetto spirituale è un altro elemento essenziale nelle cure palliative. Ogni persona ha la propria comprensione e visione della spiritualità, e il compito dell’equipe è rispettare e supportare queste convinzioni.
Inoltre, l’accompagnamento in cure palliative non si limita al paziente, ma si estende ai loro cari. La famiglia e gli amici sono spesso coinvolti in modo profondo nell’esperienza della malattia, e il loro ruolo è altrettanto importante. Gli operatori sanitari cercano di fornire supporto alla famiglia, aiutandoli a comprendere la situazione e a prendersi cura del paziente in modo adeguato.
Accompagnare in cure palliative significa essere lì per alleviare il dolore e offrire conforto, permettendo alla famiglie di vivere i loro ultimi momenti insieme con dignità e serenità.